ANTONIO BASSANINI
COSTRUTTORE DEL NOVECENTO
Gli eredi Bassanini, in partenariato con il Comune di Varese ed in collaborazione con ANCE Varese e Associazione “Amici di Piero Chiara”, presentano la seconda tappa della mostra dedicata ad “Antonio Bassanini Costruttore del Novecento“. Questa esposizione, a cura di Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio de Castillia, si sviluppa negli spazi del Castello di Masnago e della sede dell’ANCE di Varese. L’obiettivo della mostra è continuare a diffondere, promuovere e approfondire la figura di Antonio Bassanini e la sua rilevante attività imprenditoriale.
Il focus è sulla figura del costruttore, spesso poco considerata rispetto alle personalità di architetti e designer, ma che, come nel caso di Bassanini, ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo urbano lombardo e italiano. La collaborazione con architetti e ingegneri come Zacchi, Figini e Pollini, Portaluppi, Gio Ponti, Muzio e in un secondo momento Mattioni, Caccia, Dominioni, Soncini e Magistretti, ha favorito l’impresa Bassanini che negli anni ‘30 è arrivata a gestire fino a venti grandi cantieri in contemporanea e 3.000 operai, ed è stata un fondamentale trait d’union tra progettazione architettonica e costruzione edile. Attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, macchinari d’avanguardia, studio di tecniche costruttive e un’ottima organizzazione imprenditoriale, ha realizzato edifici pubblici e privati che hanno cambiato il volto della penisola.
La scelta di portare la mostra su Bassanini a Varese è legata sia alla storia dell’imprenditore che alla posizione geografica della città, centrale nell’edilizia lombarda e collegata alla Svizzera, fatto che oggi la rende interessante per il rapporto con l’Università di Architettura di Mendrisio. Infatti, la città di Varese ha un significato cruciale nella storia di Antonio Bassanini, poiché qui, nel 1938, acquistò una villa, che usò durante la guerra come punto di appoggio per sfollare la famiglia e trasferire le attività d’ufficio. Inoltre, la vicinanza con il confine svizzero gli consentì di organizzare l’espatrio di alcuni ebrei e perseguitati dal regime. Questa attività clandestina, che vide coinvolti gli amici monsignori Vittore Maini e Ambrogio Trezzi, si interruppe a causa della denuncia di una impiegata della ditta.