Dal 1 ottobre al 13 novembre il Museo di Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago presenta la mostra personale di Silvio Monti dal titolo “Exxistere”.
La parola che offre il titolo alla mostra è una libera interpretazione del termine latino “exsistĕre”. La sua etimologia rimanda all’essere “buttato fuori”, “calato nella realtà” e allude alla condizione dell’essere umano che viene lanciato nel mare magnum della vita alla ricerca di senso, tema ontologico di tutti i tempi.
L’esposizione offre un’ampia panoramica dell’ultimo ventennio produttivo dell’artista dispiegata in un excursus cronologico-tematico che ricostruisce i temi a lui cari: il volto, i media, la calligrafia, l’inconscio e gli archetipi.
Nella prima sala si incontrano facce dipinte su quotidiani, in dialogo con le sculture di cartapesta nel rivelare la stretta connessione del soggetto con l’informazione di massa: infatti, è diventato normale in questi ultimi decenni essere avvolti e travolti da un flusso ininterrotto di notizie, poiché i medium, intesi a veicolare informazioni, sono molteplici e spesso assumono più rilevanza del messaggio stesso. Monti, colpito dalla mediatizzazione pervasiva di ogni momento della vita sociale e privata, intende esporre e mettere in causa questi condizionamenti, assieme alla drammatica erosione degli spazi personali a vantaggio delle tecno dipendenze in grado di sedurre con i tratti rassicuranti del progresso, della libertà di espressione e dell’intrattenimento ancorché con le atroci immagini della guerra trasformata in spettacolo. I volti sui quotidiani, mai uguali fra loro ci spingono a reagire alla realtà per come ci viene proposta e pensare alla verità oltre le apparenze.
Nel proseguire l’iter della mostra le suggestioni si fanno più intime grazie a opere realizzate su forme verbo-visive ingrandite e messe al contrario al punto da perderne il senso compiuto. E’ possibile osservare sullo sfondo di lettere mai spedite, come su volti e sculture, frammenti di scrittura proposti quali mezzi di esplorazione della psiche e dell’immaginario che collegano l’artista al filone della Poesia Visiva, neoavanguardia artistica diffusasi a partire dagli anni Sessanta. Anche in queste opere è consegnato poco spazio alla ragione, perché le frasi sono spogliate del loro significato e rimangono come ombre rotte indicanti il libero fluire delle forze vitali connesse all’inconscio: intuizioni, coincidenze, déjà vu, sogni… che è necessario reintegrare nel vivere quotidiano, pena la perdita di sé.
Ma gli incontri si fanno ancora più stravaganti nelle ultime sale grazie a personaggi primitivo-surreali plasmati dall’artista attingendo al proprio patrimonio mnemonico e dall’inconscio collettivo, per cui, a distanza di cento anni dalla psicologia di Carl Gustav Jung le imponenti sculture danno forma a uomini e donne primordiali capaci di generarsi per forza autonoma da una matrice psichica archetipica.
Questo ricorso alla simbologia evidenzia la grande capacità dell’artista di essere presente alla vita e filtrare le forze primigenie per poi riprenderle, in maniera genuina e sensibile, in forme contemporanee d’interpretazione. La libertà di genere e gli innesti fra specie, come l’uomo-uccello, riflettono una società liquida in veloce cambiamento dei limiti, in cui diventa vitale una riflessione attorno ai valori identitari dell’essere umano.